Gli infortuni, la sconfitta per ogni azienda

Eh si, forse è un titolo abbastanza scenico e di effetto, “Mi piacciono i contrasti”, che poi tutto sommato, tanto piacevoli non sono. Ma che cosa vuol dire questa frase?

Partiamo dal presupposto che il rugby è uno sport di contatto. In pratica, giusto per darvi qualche nozione di regole di questo sport, nel rugby, l’unico modo che la difesa ha per riuscire a levare palla agli avversari, durante un’azione di gioco dinamico, è #placcare.

Che botte! In effetti il placcaggio è la somma di due forze uguali e contrarie che si incontrano nello stesso punto, un po’ come far scontrare in un frontale due panda, bene bene non ti fai. Infatti il placcaggio è un gesto prima di tutto molto tecnico, che il giocatore sviluppa fin dalla tenera età fino a farlo diventare un automatismo in grado di fermare l’avversario, rimanendo sempre nelle regole.

Una volta ricevuto il placcaggio, il giocatore con il pallone deve stare attento a non “scoppiare il pallone”, ovvero a perdere la palla.

Ma come fai a non farti male? è tutta una questione di tecnica, di una buona dose di coscienza e soprattutto un grande lavoro di preparazione.

Potremmo iniziare a definire la prima connessione tra rugby e sicurezza sul lavoro: allenamento e addestramento vanno di pari passo. Uno fornisce strumenti al giocatore per far si che sia in grado di cogliere ogni singola sfumatura del gioco, dal sfruttare una situazione a ricevere un certo impatto contro l’avversario. L’addestramento in materia di sicurezza sul lavoro è un po’ questo se ci pensiamo: la preparazione e lo studio delle procedure e degli strumenti che ci vengono forniti per riuscire ad utilizzarli al meglio a seconda della situazione ed evitare di farsi male.

Allenamento e Addestramento, in fin dei conti sono sinonimi, l’addestramento è una forma di allenamento. Ma come mai se si tratta di uno sport ci alleniamo costantemente, mentre se si tratta di argomenti come la sicurezza sul lavoro, la risposta alle emergenze, non ci addestriamo con la stessa frequenza? Probabilmente la risposta è che gran parte dello sforzo deriva dalla motivazione. Mi alleno per dare il massimo ed essere al massimo delle mie prestazioni, per far sì che in ogni situazione di gioco sia in grado di dare il tutto per tutto.

Perché non farlo nella sicurezza sul lavoro? Probabilmente la risposta è veramente una scarsa motivazione. L’obiettivo principale si perde di vista, sembra lontano l’infortunio (perché si è di questo che stiamo parlando). Le aziende dovrebbero vivere gli infortuni come “sconfitte” di partite che sono sempre attive, dove i giocatori sono i collaboratori e gli avversari sono tutte le situazioni pericolose che si incontrano a lavorare quotidianamente.

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